X Close
This site does not directly profile users.
We use technical cookies (PHPSESSION and COOKIECHOICE) that cannot be disabled but that do not store any personal information.
We display a visitor map by http://www.clustrmaps.com/, that could user cookies outside our control, and some advertisement banners managed by external agencies
. From this screenyou can enable and disable the usage of these services (you can always get this screen from the link at the bottom of every page):
  Clustermaps: on    Advertisment: on    Statistics: on
Since we use google search to index our site, some more cookies may be set by google. Please consult their policy

[OK. I'm happy with all cookies]   [Use only selected cookies]   [No, no cookies please]

Le ricette di Pierre

TINCHE ALLA SAUTE'

Questo pesce (Tinca vulgaris) della famiglia dei ciprinoidi, ossia dei carpi, benché si trovi anche ne' laghi e ne' fiumi profondi, abita di preferenza, come ognuno sa, le acque stagnanti dei paduli, ma ciò che ignorasi forse da molti si è che esso, nonché il carpio, offrono un esempio della ruminazione fra i pesci. Il cibo arrivato nel ventricolo è rimandato nella faringe coi movimenti antiperistaltici e dai denti faringei, speciali a quest'uso, ulteriormente sminuzzato e triturato.

Prendete tinche grosse (nel mercato di Firenze vendonsi vive e sono, nella loro inferiorità fra i pesci, delle migliori), tagliate loro le pinne, la testa e la coda; apritele per la schiena, levatene la spina e le lische e dividetele in due parti per il lungo. Infarinatele, poi tuffatele nell'uovo frullato, che avrete prima condito con sale e Pepe; involgetele nel pangrattato, ripetendo per due volte quest'ultima operazione. Cuocetele nella sauté col burro e servitele in tavola con spicchi di limone e con un contorno di funghi fritti, alla loro stagione.

Qui viene opportuno indicare il modo di togliere o attenuare il lezzo dei pesci di padule. Si gettano nell'acqua bollente, tenendoveli alcuni minuti finché la pelle comincia a screpolare, e si rinfrescano poi nell'acqua diaccia prima di cuocerli. Questa operazione è chiamata dai Francesi limoner, da limon, fango.

Provenienza: Pellegrino Artusi 05/01/2001

Torna al menu